METASTASIO E CATONE IN UTICA

Relazione di Mario Valente esposta alle Giornate di Studio, Matera 28-29 Agosto, Festival Duni 2005

 

 

3. Egidio Duni musicista dell’opera seria di Metastasio

Ai valori e alla virtù nei drammi di Metastasio guarda anche l’invenzione musicale di Egidio Romualdo Duni che, quasi all’esordio come compositore dell’opera seria, dopo avere intonato al Teatro Tor di Nona (proprietà ora del banchiere Ferdinando Minucci, tesoriere della Camera apostolica, e di Antonio Vaini, gran priore dell’Ordine di Malta, entrambi ancora nel possesso anche del Teatro delle Dame) il Nerone di Francesco Silvani nel 1735, l’anno dopo, nello stesso Tor di Nona, si cimenta proprio nel mettere in musica quell’Adriano in Siria pieno di rinvii ed imprestiti dal Catone in Utica.

Pianta del primo teatro Tordinona, costruito da Carlo Fontana nel 1670


La vita del Duni tra il 1730, anno del declino del suo protettore il cardinale Niccolò Coscia, e il 1735 è ancora avvolta nel mistero. Messo in musica, forse a Prato, l’Alessandro nell’Indie nel carnevale del 1736, l’ipotesi della permanenza a Roma sembra suffragata dall’ottenimento dell’incarico da parte degli impresari del Tor di Nona a mettere in musica il libretto del famoso Francesco Silvani ed uno del ben più famoso e in auge Pietro Metastasio. E’ il 1736, e l’Adriano in Siria è già stato messo in musica con straordinario successo da Gianbattista Pergolesi al S. Bartolomeo di Napoli appena nel 1734, cioè due anni prima che al Duni sia offerta l’opportunità di dare le sue musiche al dramma di Metastasio, già dotato di numerose intonazioni e rappresentazioni in tutta Europa. La formazione musicale del Duni presso la scuola napoletana e, sembra, sotto la guida di Francesco Durante, a contatto con gli altri compositori napoletani e in particolare proprio con il Pergolesi, sembra convalidare l’incarico a mettere in musica l’Adriano in Siria. Occorre anche considerare che proprio l’anno prima, 1735, nello stesso teatro Tor di Nona, un altro dramma di Metastasio, L’Olimpiade, messo in musica da Pergolesi non ha ottenuto successo, e quindi la nuova intonazione dell’Adriano affidata al Duni, opera già collaudata con ottimi risultati a Napoli dallo sfortunato musicista di Jesi, può assicurare alla proprietà del Tor di Nona il recupero del favore del pubblico. L’opera messa in musica dal Duni riporta infatti una confortante accoglienza. Da questo evento propizio inizia un vero e proprio viaggio dell’ex seguace del cardinale Coscia nell’opera seria di Metastasio che lo vede, proprio l’anno dopo 1737, trasferirsi a Londra invitato all’Haymarket Theatre per mettere in musica il Demofoonte per l’affascinante voce di Farinelli nella parte di Timante.

MARTIN van MYTENS, ritratto di Maria Teresa

Nella vita del compositore, al di là di una malattia risolta in un viaggio in Olanda presso il famoso scienziato Boerrhave, l’intreccio tra il mestiere di musicista, ormai affermato, con quello di strumento artistico attraverso l’opera seria di Metastasio per le celebrazioni di occasioni politico-rappresentative, si fa sempre più intenso. A Milano nel Carnevale 1739 per il governatore austriaco Otto Ferdinand von Abensberg Traun mette in musica Didone abbandonata, pochi mesi prima che Maria Teresa faccia sosta in città nel viaggio verso Vienna, di ritorno da Firenze dove con il marito Francesco Stefano di Lorena nel gennaio è andata a prendere possesso del granducato. E’ proprio a Firenze, “nella stagione di Carnevale 1739-40” – (come riferisce Ugo Morini, La R. Accademia degli Immobili ed il suo Teatro “La Pergola” Cronistoria compilata per incarico del Conte Balì Alberto della Gherardesca - Presidente dell’Accademia, Pisa, 1926, pp.48-49) – che Egidio Duni viene incaricato dal marchese Ottavio Guadagni a mettere in musica per il Teatro della Pergola e l’Accademia degli Immobili, la sua prima versione del Catone in Utica. La partitura fiorentina al momento non è stata ancora recuperata e il libretto, invece reperibile, non è stato ancora studiato.

Ritratto di Carlo di Borbone, Re di Napoli

Quindi non ci è dato sapere se anche la prima delle tre esecuzioni duniane – dopo Firenze, sarà a Napoli nel 1746, e a Lucca nel 1749 – elimini la dialettica sul Politico, espressa da Metastasio nella scena 10 del II Atto, come emerge nella partitura rinvenuta a Madrid, per l’esecuzione di Napoli, messa a confronto con il libretto di Napoli, oggi presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, nonché con i libretti adottati da Leonardo Leo per le sue intonazioni. (Debbo queste informazioni al lavoro preparatorio sul libretto di Catone in Utica del Duni per la discussione della tesi di laurea di Alessandra Parravano, laureanda in Storia della musica moderna e contemporanea, relatore il Prof. Dinko Fabris presso l’Università degli Studi della Basilicata, cortesemente inviatomi dal docente e dalla studentessa che qui, entrambi, ringrazio). E’ comunque particolarmente significativo che proprio il dramma d’argomento storico romano (insieme all’Attilio Regolo) particolarmente a cuore a Metastasio per l’esplicita trattazione della sottomissione del Potere ai valori della libertà e della giustizia, proprio il Catone in Utica sia stato ripreso in tre distinte occasioni, a distanza di anni l’una dalle altre, e con tre diversi committenti. Sarebbe infatti molto interessante sapere se in occasione della visita a Firenze di Francesco Stefano di Lorena e di Maria Teresa, anche il dramma di Metastasio del periodo romano come anche tutti gli altri da lui composti a Vienna e integralmente messi in musica dai vari Kapellmeister, in omaggio appunto alla futura imperatrice, già allieva del suo Poeta Cesareo, non abbia subito modifiche da parte del compositore o dall’impresario, ovvero, in caso contrario, quali versi e come siano stati cambiati. E’ comunque un fatto che l’intonazione del dramma presso il Teatro di S. Carlo nel 1746, già nel libretto, dedicato “alla sacra real maestà di Carlo re delle due Sicilie”, abbia un’avvertenza destinata all’ “Amico lettore” nella quale possiamo leggere:

Eccoti il Catone abbreviato […] Le Arie che si sono cangiate […] o sono dello stesso Autore, o sono variate di metro su lo stesso sentimento […].

L’intreccio tra l’avvenimento teatrale-musicale di Napoli e la committenza della “sacra real maestà di Carlo re delle due Sicilie” è evidenziata più che dal livello teorico del Politico immesso da Metastasio nel dramma, dal rilievo che gli affetti libertari di Catone assumono nell’intonazione del Duni, tanto da fare ritenere non estranea all’intenzione del musicista quella di riconoscere a Carlo re delle due Sicilie il merito di resistere, insieme al suo ministro Tanucci, alle pressioni provenienti dalla Chiesa e dalla feudalità messe di fronte a una sostanziale riduzione di privilegi giurisdizionali e proprietari a favore della Corona, evitando comunque di “dar loro l’incensiere sul naso” – per troppa adulazione delle loro sacre maestà -, proprio come scrive Pietro Metastasio in una lettera al fratello Leopoldo il 22 gennaio 1746, a proposito di un suo componimento per festeggiare il compleanno del futuro Giuseppe II.
Duni, perciò, con l’intonazione del Catone in Utica per Carlo di Borbone tende ad esaltare l’orgogliosa insofferenza libertaria del sovrano per i lacci ancora ben forti che i poteri paralleli della Chiesa e della nobiltà stringono attorno alle tendenze autocratiche del Borbone e alla politica riformatrice del Tanucci.

D’altra parte, la personalizzazione dell’assetto teorico-politico ed educativo dell’opera di Metastasio riceve con la musica del Duni una virata volta ad accentuare la nobiltà dei sentimenti, oscurando forse la faccia di quello specchio nel quale possano vedersi rappresentati – essendo l’altra destinata al sovrano e alla sua corte – gli stessi spettatori-cittadini perché essi traggano i segnali di quella giustizia e libertà ai cui obblighi nemmeno i re possono sfuggire.
Se il libretto della rappresentazione fiorentina del Catone in Utica potrà essere rintracciato, il confronto con quello della rappresentazione di Lucca consentirà di verificare finalmente se l’occasione di celebrare l’arrivo dei Lorena a Firenze vale a Metastasio la conservazione del suo libretto originario (con o senza la morte sulla scena dell’eroe repubblicano), dal momento che comunque già le analogie nell’impiego dei cantanti tra un libretto privo di indicazione del musicista, oggi conservato al Civico Museo Bibliografico musicale di Bologna, per una rappresentazione del melodramma nel carnevale del 1739-40 al Teatro della Pergola, con quello reperibile alla Biblioteca del Congresso di Washington e nella biblioteca del Conservatoire Royal de Musique a Bruxelles, quanto all’esecuzione lucchese, permette un’utile ricerca. Si tratta dell’impiego nella parte di Catone, in entrambe le rappresentazioni musicate dal Duni, del cantante Cesare Grandi. Sia perciò la Cronistoria di Ugo Morini (oggi in originale presso l’Archivio di Stato di Firenze, che elenca tra le opere messe in scena dall’impresario marchese Ottavio Guadagni nel Carnevale 1739-40, Catone in Utica del maestro Egidio Duni) sia il libretto privo della citazione del musicista, presso il Civico musicale di Bologna confermano la presenza del Grandi come interprete nella parte del protagonista, fornendoci le tracce indispensabili per una ricerca che possa ricostruire in modo integrale l’interesse del Duni per quest’opera. Come ho prima osservato, il dramma fu occasione, mentre il Duni al servizio del Coscia si apprestava a svolgere la sua missione diplomatica a Vienna, della scelta provocatoria di Metastasio nel chiedere protezione al potente cardinale di Benedetto XIII. A distanza di 9 nove anni, infine, dalla prima intonazione del dramma da parte del Duni, lo stesso Cesare Grandi interpreta ancora la parte di Catone nel Teatro di Lucca.
A Firenze, al Teatro della Pergola, Egidio Duni mette in musica nel Carnevale del 1744 Artaserse del Poeta Cesareo ( il dramma che ha avuto più di ottanta diverse intonazioni nella storia della musica – record assoluto, ineguagliato – ), cui segue nel Carnevale 1745-46 quella del Demetrio. La collaborazione con la Firenze dei Lorena-Asburgo non potrebbe essere stata per il musicista di Matera più proficua.
La nomina a maestro di cappella nella cattedrale di S. Nicola a Bari dal 1743 al 1746, nelle terre dei Borbone di Napoli, prelude alla esecuzione delle musiche per il Teatro di S. Carlo, mentre per il teatro Falcone di Genova nei Carnevali del 1748 e 1748-49 intona altri due drammi di Metastasio, Ipermestra, e Ciro riconosciuto. In attesa di stringere nuovi ed interessanti rapporti con la corte dei Borbone di Parma, Egidio Duni mette in musica a Bitonto nel 1749 anche un oratorio di Metastasio: Gioas re di Giuda e, dopo avere intonato a Parma per il Teatro Regio di Filippo, Infante di Spagna, L’Olimpiade, uno tra i drammi-capolavoro del Poeta Cesareo, sul quale, come sappiamo, il Pergolesi nel 1735 assiste ad uno sconcertante insuccesso, Duni si accomiata da Metastasio e dall’opera seria dando le sue musiche ad un altro oratorio: Giuseppe riconosciuto nella cattedrale di Bitonto nel giorno dell’Immacolata, l’anno 1759.
Il ruolo svolto dal Duni riguardo all’opera seria di Pietro Metastasio va molto al di là dell’incontro, usuale all’epoca, tra i compositori di ogni paese d’Europa e il maggiore esponente della drammaturgia per il teatro musicale.
Egidio Romualdo Duni ha voluto ricomporre, intonando ben 10 drammi del poeta romano, e due oratori, tra il 1736 e il 1759, l’intera trama della sua vita, iniziata, come ho già detto, alla scuola diplomatica di Niccolò Coscia, occasione questa – diretta o indiretta, consapevole o ignara che possa essere stata – per favorire la libertà di espressione e i diritti della poesia per il teatro musicale di Pietro Metastasio nella Vienna di Carlo VI e dell’Impero. Non solo, la stessa insistenza del Duni nel cimentarsi sul Catone in Utica, in un Italia politicamente retta da un papa come Prospero Lambertini, Benedetto XIV, ex insegnante dello stesso Metastasio all’Archiginnasio della Sapienza, ai tempi del suo cardinalato collaboratore del potente Niccolò Coscia, consente una sorta di risarcimento morale che il musicista sembra chiedere alla durezza che il mondo e l’epoca gli hanno riservato durante la prima metà degli anni Trenta del secolo.

GIOVANNI PAOLO PANNINI, Benedetto XIV e il cardinale Silvio Valenti Gonzaga

Mettere in musica i drammi di Pietro Metastasio significa quindi per Duni comunicare, solidalmente con il poeta divenuto Cesareo, le virtù e i valori in cui egli stesso crede fin dai tempi dell’apprendistato romano. Del resto, la stessa sapienza spirituale e culturale di Benedetto XIV, nel corso di tutto il suo pontificato, si esprime non solo togliendo all’ormai vecchio ed emarginato Coscia i carichi più umilianti della condanna comminatagli da papa Corsini, appena insediatosi come Clemente XII, ma soprattutto manifesta la volontà di procedere ad ulteriori intese e concordati tra Chiesa, monarchie d’Europa e l’Impero, di cui potrà beneficiare la stessa opera musicale di Egidio Romualdo Duni, nel prosieguo della sua carriera a Parigi nell’opéra-comique. Un carriera, quindi, del tutto nuova si apre, una volta, cioè, che il musicista di Matera avrà chiuso i conti – o crederà di averli chiusi – con un passato, l’opera seria – che pretende una dedizione assoluta in quanto essa è la più ambiziosa pubblica esposizione e manifestazione della politicità e civile socialità dell’uomo del XVIII secolo.
Del resto, non può che sorprendere come i figli prediletti di Pietro Metastasio, ossia proprio Catone in Utica e Attilio Regolo venissero pubblicamente recitati come drammi della libertà e della giustizia,tra il 1798 e il 1799, durante la breve esperienza della Repubblicana romana e della Repubblica partenopea, come rappresentazioni dei valori dei gruppi dirigenti (intellettuali, nobili e comuni cittadini) che, promuovendo la nascita di un mondo nuovo, traevano ispirazione e lo celebravano con i versi di un poeta che aveva servito tutta la vita, con il Cesare germanico, l’ancien régime.

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Spaccato e prospetto del  proscenio del nuovo teatro di Tordinona

 

 

 

 

 

 

 

LOUIS de CARMONTELLE, ritratto di Egidio Romualdo Duni

 

Londra, facciata dell'Haymarket Theatre

 

G. BUSATO (disegno) - A. VIVIANI (incisione), frontespizio del Demofoonte

 

POMPEO BATONI, ritratto di Francesco Stefano di Lorena

Ritratto di Maria Teresa

 

G. BUSATO (disegno) - A. VIVIANI (incisione), frontespizio del Demetrio

 

G. BUSATO (disegno) - A. VIVIANI (incisione), frontespizio del Giuseppe Riconosciuto

 

VERSCHAFFELT P. A., busto di Benedetto XIV

         

 

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EGIDIO ROMUALDO DUNI, Giuseppe riconosciuto, Sinfonia