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1.
La questione Farinelli - Metastasio
La
collaborazione artistica tra Carlo Broschi e Pietro Metastasio è
un capitolo decisivo per la comprensione dell’opera italiana del
XVIII secolo, ovvero della poesia destinata all’intonazione e al
teatro musicale a cui Pietro Metastasio dedica nell’Estratto
della Poetica d'Aristotile la trattazione di rilevanti quanto
complesse questioni estetico-drammatiche.
Pur iniziata a Napoli,
nel 1720, con l’interpretazione della serenata Angelica
e Medoro di Metastasio, quando Broschi contava appena 15
primavere e Metastasio 22, l’intensa e pressochè continua
interazione reciproca tra i due gemelli, nati insieme alla carriera del
teatro musicale e destinati a lasciare un’impronta duratura nella
storia del melodramma, prenderà forma ed espressione compiuta molti
anni dopo nel 1747. Metastasio da Vienna, dove ha preso servizio come
Poeta Cesareo nel 1730 alla corte di Carlo VI, e Carlo Broschi da Madrid
dove è arrivato nel 1737, carico di fama ed onori, per lenire prima
con il suo canto la cupa tetraggine di Filippo V, e poi dirigere il teatro
musicale del suo successore Ferdinando VI, stringono tra gli anni 1747
e 1759 una tra le più straordinarie intese artistiche, intellettuali
e umane che la memoria storica della cultura dell’Europa moderna
sia riuscita a conservare e a tramandarci.
L’epistolario
di Pietro Metastasio, nell’edizione critica di Bruno Brunelli, pubblicata
negli ormai lontani anni Cinquanta del Novecento è ancora oggi
viva testimonianza della collaborazione tra i due protagonisti dell’opera
italiana. L’edizione curata dal Brunelli conta un numero totale
di 186 lettere indirizzate a Carlo Broschi detto Farinello, dalla prima
datata 26 Agosto 1747 all’ultima del 20 Marzo 1782 che in assoluto
è anche l’ultima lettera scritta dal Poeta Cesareo ai suoi
corrispondenti ed amici, perché egli muore pochi giorni dopo avere
scritto a Carlo Broschi, il 12 Aprile dello stesso anno, dopo una diecina
di giorni di malattia. Le lettere scritte da Metastasio al Farinelli nell’arco
di tempo della più fruttuosa e rilevante interazione artistica,
cioè – come si è detto – tra il 1747 e il 1759,
anno dell’abbandono di Madrid da parte del sopranista, sono in tutto
in numero di 83, stando all’epistolario collazionato dal Brunelli.
Ma qual’è la relazione o nesso tra il periodo madrileno di
Broschi e il corrispondente periodo viennese di Metastasio? Che rapporto
questo periodo può avere con la tematizzazione: “il canto
di Farinelli e di Metastasio a Vienna”, dal momento che il sopranista
era sì stato a Vienna, due volte nel 1724 e nel 1728, prima dell’arrivo
di Metastasio nel 1730, e soltanto nel 1732 essi s’erano potuti
incontrare nella capitale dell’Impero, cuore politico degli Asburgo?
Solo in questa occasione l’apporto artistico-vocale del Broschi
al canto della poesia per musica di Metastasio era sfociato nell’interpretazione
del sopranista della figura di Abel nell’oratorio: La
morte d’Abel, composto dal Poeta Cesareo ed eseguito
nella cappella imperiale , con la musica da Antonio Caldara.
[Questione collaterale: l’edizione Hérissant,
a cura di Giuseppe Pezzana, rivista e approvata da Metastasio, riguardo
a questo oratorio, ignora totalmente Caldara come autore delle musiche,
attribuendole al Reutter, e quella del Brunelli, aggiungendo all’Hérissant
successive intonazioni, mai ne riporta una che sia stata composta dal
Caldara. Come stanno le cose, tenendo conto della testimonianza decisiva
dell’autore del libretto?]. Dopo di allora, né occasioni
di incontro e neppure scambi epistolari, a tutt’oggi non ancora
emersi, erano stati loro concessi dalle circostanze della vita e dalle
rispettive funzioni e carriere artistiche. Peraltro, a complicare e rendere
quasi una dimostrazione per assurdo la collaborazione Farinelli-Metastasio
a Vienna, come elaborazione sinergica del Canto musicale nell’opera
italiana, perseguita dai gemelli anche a distanza, occorre tenere presente
che il Broschi in Spagna, già negli anni Quaranta, aveva molto
diradato sulla pubblica scena teatrale le sue famose interpretazioni belcantistiche
, essendo divenuto sostanzialmente cantante virtuoso per il solo Filippo
V, mentre invece Metastasio a Vienna svolgeva pienamente la sua attività
di Poeta Cesareo con sue rappresentazioni a corte che lo vedevano esercitare,
in certa misura, il ruolo di coordinatore nella scelta dei cantanti, degli
allestimenti, ed anche, entro margini ben limitati, dei musicisti. L’elemento
problematico più rilevante, in ogni caso, non è tanto la
distanza di luogo tra i gemelli, quanto la distanza di tempo, cioè
il lungo periodo intercorso tra l’ultimo incontro diretto a Vienna
nel 1732 e la ripresa di intensi contatti, solo epistolari, reiniziata
a partire dal 1747, dopo quindici anni di interruzione.
E’legittimo
chiedersi: che cosa, quale genere di patto, rapporto o passata relazione
spinga il Poeta Cesareo e il grande sopranista a mettere in atto una collaborazione
assolutamente inedita nel panorama storico-artistico del tempo, collaborazione,
tra l’altro, che, nel medesimo habitat della Londra di Giorgio II,
non si era naturaliter realizzata tra Haendel e Farinelli?
Partiamo dal considerare la fattualità storica: la collaborazione
tra Carlo Broschi e Pietro Metastasio costituisce non solo il riannodo
dei fili della memoria artistica ed esistenziale, ma anche la nascita
di una pressoché nuova stagione per la produzione teatrale-musicale
di entrambi.
La morte di Filippo V di Spagna nel 1746 è senz’altro per
Carlo Broschi l’occasione per rinascere a nuova vita artistica,
affrancandosi dall’uso della sua voce in funzione terapeutica per
un sovrano preda della più funesta melanconia ipocondriaca che
la storia moderna ci abbia tramandato, nonché dal ricatto morale
della regina madre, quell’Elisabetta Farnese che costretta a ritirarsi
in convento per ordine del figlio di primo letto di Filippo V, il nuovo
re Ferdinando VI e della detestata moglie Barbara di Braganza, vorrebbe
trascinare nell’esilio, come cosa propria, anche il sopranista.
Farinelli sceglie la libertà , sposando le ragioni politiche dei
nuovi sovrani, cogliendo così l’opportunità di divenire
finalmente arbitro assoluto della vita artistica e musicale di Madrid
e della sua corte. Nei fatti Carlo Broschi proprio dal 1747, l’anno
in cui riprende assiduamente contatto con Metastasio eserciterà
la funzione di effettivo direttore dell’opera italiana ad Aranjuez,
con cui il sopranista cerca di ridare senso alla sua vita d’artista
se non più come voce sublime e inarrivabile , interprete diretto
e assiduo dei drammi del Poeta Cesareo, ma, quanto meno – e non
sarà poco – concorrente con il fasto e il prestigio della
vita musicale realizzata a Vienna grazie all’opera seria del Poeta
Cesareo.
In questa nuova fase, certamente la memoria di Vienna nell’esperienza
del Broschi avrà un suo peso – mi riferisco all’incontro
con Carlo VI, ai consigli dell’imperatore al sopranista, e all’esperienza
della macchina organizzativa del teatro musicale viennese – ma è
anche, soprattutto, guardando dal punto di vista delle esigenze vitali
del Poeta Cesareo, la necessità per questi di reincamminare l’opera
italiana sui sentieri dello spettacolo integrale è ciò che,
in definitiva, suggerisce a Metastasio l’ obiettivo primario di
una stretta intesa con il gemello ritrovato, dopo che le sorti del melodramma,
nell’ultimo scorcio degli anni Quaranta, hanno subito un mutato
conferimento di senso sociale ed artistico alla produzione del Poeta degli
Asburgo.
La collaborazione con Farinelli si rivela quindi determinante per Pietro
Metastasio, al quale la morte di Carlo VI nel 1740, la guerra di Successione
austriaca, la momentanea occupazione di Vienna da parte dei prussiani,
l’endemica diffusione di epidemie di peste, colera e vaiolo nella
città, hanno limitato e bruscamente interrotto la regolare committenza
di drammi per musica, feste teatrali, e oratori, scadenzati dalle natali
ricorrenze e onomastiche della famiglia imperiale e dalle funzioni religiose
più rappresentative.
Anche
per Carlo Broschi e per il suo ruolo presso i sovrani di Spagna come unico
responsabile del teatro di corte madrileno, funzione, come vedremo, ben
più rilevante ed ampia rispetto a quella assolta da Metastasio
a Vienna, ottenere dal Poeta più acclamato del tempo nuovi libretti,
ovvero opere appositamente revisionate sulla base delle esigenze di spettacolo
da lui richieste, e di canto per il cast eccezionale di artisti che egli
può liberamente scritturare, può significare rafforzare
in prestigio e in valore il suo ruolo di responsabile unico della vita
musicale a Madrid, riuscendo a realizzare una serie di grandi stagioni
teatrali, che in virtù della sua stessa supervisione artistica,
assicurino alle opere rappresentate successi tali da accrescere il ruolo
della corte spagnola come uno dei maggiori centri europei d’arte
e spettacolo, e, conseguentemente, il suo stesso successo.
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