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34° FESTIVAL DELLA VALLE
D’ITRIA
OPERE
CONCERTI
La 34° edizione del Festival della Valle D’Itria dipanerà il suo cartellone dal 17 luglio al 6 agosto 2008 seguendo un percorso tutto italiano nell’affascinante storia del melodramma fra ‘700 e ‘800. Il ricco programma vedrà le nuove produzioni di tre opere liriche e cinque concerti, di cui uno di musica sacra, oltre che a Martina Franca anche in altre città pugliesi quali Noci, Bitonto, Barletta e San Marco in Lamis. Fra gli autori protagonisti di questa edizione due tra i maggiori compositori nati in Puglia, Piccinni e Mercadante, dei quali verranno presentate al pubblico due opere serie, il Re Pastore, in prima esecuzione assoluta in tempi moderni e Pelagio, prima rappresentazione in forma scenica in tempi moderni. Accanto alle due opere di genere serio una fra le più travolgenti opere buffe di metà Ottocento, Don Bucefalo, che è anche una satira sul teatro in musica, scritta da un compositore settentrionale, Antonio Cagnoni, poco conosciuto nel panorama musicale di oggi, pur essendo stato noto e fecondo al suo tempo e per questo degno di particolare attenzione dal Festival, che conferma la sua vocazione di autentico laboratorio di idee, di formazione di nuovi talenti musicali e che dedica particolare attenzione alla riscoperta e rivalutazione di opere ingiustamente trascurate. La parte concertistica di questa edizione verrà dedicata, in misura importante, a Giacomo Puccini, di cui si celebra il 150° anniversario dalla nascita. Di Puccini, il Festival proporrà un concerto vocale, Canzoni e arie d'opera, comprendente brani di raro ascolto della produzione di uno dei musicisti più eseguiti al mondo, un concerto sinfonico dal titolo Puccini e dintorni e, a chiusura del Festival, nel tradizionale appuntamento con la musica sacra, la giovanile Messa di Gloria. Inoltre il Festival suggerisce, in sede concertistica, un ascolto parallelo a quello dell’opera di apertura, Il Re Pastore, proponendo una serata incentrata sull’omonimo titolo mozartiano. Infine, in questa edizione che vede la inedita proposta di Pelagio, l’ultima opera composta da Mercadante, non può mancare un appuntamento che mette a confronto Mercadante e i suoi illustri rivali, con arie tratte da Caritea Regina di Spagna, Il Giuramento, I due illustri rivali, Il Bravo, I Normanni a Parigi, per quanto riguarda Mercadante e musicisti suoi contemporanei quali, fra gli altri, Gaspare Spontini
L’immagine del manifesto della trentaquattresima edizione è di Guido Fiorato. le opere liriche
libretto
di Pietro Metastasio Niccolò Piccinni (Bari 1728 - Passy 1800), barese di nascita, napoletano per istruzione, francese di adozione, è uno fra i maggiori contributi offerti dalla terra di Puglia alla storia dell’opera, non solo italiana, nel diciottesimo secolo. Molteplici i lavori realizzati da Piccinni, molti dei quali appartenenti al repertorio dell’opera buffa, ma non meno importanti sono quelli con soggetti seri, molti dei cui libretti appartengono alla penna del poeta Pietro Metastasio. Fra questi una particolare attenzione merita Il Re pastore, un melodramma, composto nel 1751 e tratto dalla favola pastorale Aminta di Torquato Tasso. Il primo debutto dell’opera picciniana risale al 10 agosto 1760 a Firenze nel Teatro la Pergola, ma la rappresentazione di cui abbiamo maggiori notizie è quella realizzata qualche anno dopo, precisamente il 30 maggio 1765, nel Regio Teatro San Carlo di Napoli. Questa rappresentazione è rimasta nella storia per la presenza, nel ruolo di Aminta, del famoso contraltista Aprile, gloria musicale della Martina Franca settecentesca accanto a protagoniste quali la Girelli e Caterina Gabrielli, volti e voci notissime in quel periodo. Nell’opera vengono celebrate le virtù e la saggezza dei regnanti, o di coloro che sono di sangue reale, come il Re pastore Aminta (parte assegnata ai sopranisti). “Ignoto anche a se stesso”, Aminta è in realtà Abdolonimo, legittimo erede del regno di Sidone, usurpato da Stratone. Chi conosce la vera identità di Aminta chiede aiuto ad Alessandro il Macedone, che sconfigge Stratone e pone sul trono l’ignaro erede. Ma, con eccesso di zelo, Alessandro vuole anche garantirsi una pacificazione generale dando in moglie ad Aminta-Abdolonimo la principessa Tamiri, figlia del vinto Stratone. Non sapendo che Aminta è fin dall’infanzia legato ad Elisa, e che Tamiri, a sua volta ama, ricambiata nel sentimento, il nobile Agenore (colui che aveva indotto Alessandro a intervenire a Sidone). Ovviamente il maldestro progetto di Alessandro serve a creare nel cuore di Aminta e di Agenore il consueto, stereotipato conflitto dovere – amore, e a ingarbugliare un poco un’azione altrimenti quasi del tutto inesistente; ma alla fine non può mancare il logico ritorno delle coppie alla disposizione iniziale, con il trionfo di virtù e amore congiunti. L’edizione rappresentata sarà pubblicata in CD. Di Niccolò Piccinni il Festival ha rappresentato nel 1990 Cecchina ossia La buona figliuola, nel 1996 L’Americano, nel 2000 Roland – Premio Abbiati per la migliore iniziativa musicale.
direttore: Giovanni Battista Rigon DON BUCEFALO
melodramma giocoso in tre atti Intorno alla metà dell’ottocento il genere buffo conobbe una particolare fortuna ed in questo periodo, fra una moltitudine di operisti minori italiani, Antonio Cagnoni (Godiasco, Pavia 1828 – Bergamo 1896) raggiunse in età giovanile una grande notorietà grazie a uno spartito proprio di genere giocoso, Don Bucefalo, grazie al quale la sua vena espressiva toccò l’apice. Il Don Bucefalo, parafrasato dalle Cantatrici villane di Valentino Fioravanti, si inserisce nel ricco filone dei soggetti legati alla satira sul teatro in musica. Qui la goffa figura del protagonista, un maestro di cappella borioso e spietato, gli consente una moltitudine di gags musicali, non nuove, ma estremamente divertenti, soprattutto se affidate ad un buon cantante/attore. Nella prima rappresentazione, eseguita al Conservatorio di Milano il 28 giugno 1847, il ruolo venne magnificamente ricoperto da Zucchini, e divenne il cavallo di battaglia del celebre ‘basso buffo’ Alessandro Bottero, che presentò l’opera a Parigi, al Théâtre Italien, il 9 novembre 1865. Nell’opera abbondano inventiva melodica e divertenti trovate; Cagnoni sfrutta con oculatezza le formule del genere buffo (bassi ciarlieri, tenori e soprani lirici, cavatine in due movimenti senza il ‘tempo di mezzo’, ricorso al recitativo secco e ai dialoghi in dialetto napoletano), ricorre spesso ai ‘parlanti’ e a una scrittura strumentale sorprendentemente densa. Tra le pagine più riuscite dell’opera (che fu ripresa con successo a Milano al Teatro Re nel 1847, alla Scala nel ’48 e al Carcano nel ’49, fino a un’esecuzione americana nel 1867 di cui dà notizia il New York Times dell’epoca) spiccano il quartetto "Io dirò se nel gestire", l’aria "Ah! figliuol; date mente" (Don Bucefalo), il concertato "Chi mi ha tolto, poveretta" (finale del secondo atto) e la gustosissima scena della prova d’orchestra "Trai, trai, trai, larà larà" (Don Bucefalo). Don Bucefalo ode cantare alcune contadine di Frascati e ne rimane colpito; offre loro lezioni di canto, lusingandole con promesse di gloria. Giannetta, Agata e Rosa abboccano; quest’ultima si consola della presunta vedovanza con il conte di Belprato e con il vecchio Don Marco. Ma Carlino torna inaspettatamente e apprende di quegli intrighi amorosi. La vicenda si snoda quindi tra i battibecchi delle contadine, che si contendono il ruolo di ‘prima donna’, le peripezie dei loro amanti e le velleità artistiche di Bucefalo; il culmine giunge nel terzo atto, allorché il maestro di musica allestisce la sua nuova opera. Rosa ne è la ‘prima donna’ ma, proprio al momento della sua entrata in scena, ecco comparire Carlino che reclama la moglie, creando lo scompiglio generale. Don Bucefalo si dispera per il fallimento della prova; Agata e Giannetta, invidiose di Rosa, esultano per la sua imminente punizione; il conte trema. Naturalmente tutto finisce per il meglio e Rosa si pente, giurando fedeltà al marito ritrovato. L’edizione rappresentata sarà pubblicata in CD.
direttore: Massimiliano Caldi
PELAGIO
musica di Saverio Mercadante Con una lettera del 30 settembre 1856, Saverio Mercadante (Altamura 1795 – Napoli 1870) scrive al Duca di Satriano - sopraintendente generale dei Teatri di Napoli - di aver adempito all’impegno preso nell’ottobre 1855 di scrivere una nuova opera per il Real Teatro San Carlo. Tale opera, l’ultima composta dall’artista, fu intitolata Pelagio. Con essa Mercadante pose fine alle sue composizioni melodrammatiche e alla sua carriera operistica, rimanendo di diritto a far parte della grande tradizione non solo italiana ma mondiale. Pelagio andò in scena il 12 febbraio 1857, in chiusura di una disastrosa stagione operistica del Teatro S. Carlo ma salvò da naufragio certo la malaugurata stagione grazie alla maestria dell’autore che fu in grado di far vibrare le più remote corde dell’anima di tutti i presenti, maturando, così, un successo strepitoso, passato alla storia attraverso le cronache del tempo. Il periodico “Verità e Bugie” del 14 febbraio 1857 annuncia che il teatro era “zeppo, stipato, gremito (…) un pavimento di teste umane”. A cominciare dal 1858, Pelagio fu rappresentato a Milano, fino a Lisbona, dove riscontrò un notevole successo. Nel nostro tempo, Pelagio è stato eseguito una sola volta, in forma di concerto, a Gijòn (città in cui esso è ambientato) nel 2005. L’opera, una tragedia lirica in quattro atti, si svolge in Gione e nelle Asturie, fra il VII e VIII secolo. In questo periodo la penisola iberica era invasa e dominata dagli Arabi. Pelagio, duce spagnolo, creduto morto sui campi di battaglia in Bezia, volle fortemente liberare la sua patria dai dominatori e nel 718 riuscì nell’impresa. Eletto re dai suoi compagni fondò una monarchia che fece la gloria della Spagna. Questa è la premessa con cui Marco D’Arienza, autore del libretto, introdusse l’opera, il cui intreccio risulta semplice quanto appassionante. Bianca, figlia di Pelagio, durante la lontananza del padre che era ritenuto morto, sposa l’arabo Abdel facendosi promettere pace e tranquillità fra i popoli, nonché rispetto della loro fede. Ma Pelagio non è morto e quando ritorna da sua figlia la rimprovera di aver sposato un arabo; ma essa si giustifica dicendogli che è stata obbligata a far questa scelta per salvare il suo popolo, ciò non basta a Pelagio il quale la ripudia per l’assurdo gesto compiuto. Pelagio viene sorpreso e arrestato, ma Bianca corrompe le guardie e lo libera. In questo modo egli, prendendo occasione da una legge con cui si imponeva agli spagnoli di rinnegare la loro fede, riunisce i suoi e provoca una sommossa sconfiggendo gli arabi. Abdel, scoperto il tradimento di Bianca corre da lei e non perdona il suo comportamento, anzi l’accusa di essere la causa della sua fine e di quella del suo popolo. Giunge Pelagio, ma è troppo tardi, Bianca è stata uccisa da Abdel, il quale vistosi circondato dagli spagnoli, si precipita dal verone! L’edizione rappresentata sarà pubblicata in CD. Di Saverio Mercadante il Festival ha rappresentato nel 1984 Il Giuramento, nel 1990 Il Bravo e nel 1995 Caritea Regina di Spagna.
direttore: Mariano Rivas
i concerti
IL RE PASTORE DI MOZART E IL MONDO CAMPESTRE DEL '700 musiche di Wolfgang Amadeus Mozart Il concerto si incentra sulla versione mozartiana del Re Pastore (K 208). Il melodramma in due atti fu messo in musica da Wolfgang Amadeus Mozart su un libretto che era una rielaborazione di Giambattista Varesco (il librettista di Idomeneo) dell'omonimo melodramma di Metastasio, ridotto da tre a due atti. Composta a Salisburgo all'inizio del 1775, l'opera fu scritta per il soggiorno dell'arciduca Massimiliano Francesco d'Austria, figlio dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, su commissione dell'arcivescovo Colloredo. La prima rappresentazione ebbe luogo il 23 aprile 1775 alla residenza arcivescovile di Salisburgo. Il ruolo di Aminta fu interpretato dal castrato Tommaso Consoli.
interpreti: Francisco Ruben Brito, Rosa
Sorice, Paola Francesca Natale
CANZONI E ARIE D'OPERA musiche di Giacomo Puccini Oltre a arie tratte dalle opere del compositore lucchese, il concerto presenterà numerose canzoni e romanze che restano di rara esecuzione, pur esprimendo una qualità musicale assolutamente adeguata al genio immortale di Puccini.
interpreti: Mara D’Antini, Leonardo
Gramegna, Giovanni Coletta, Graziano De Pace
PUCCINI E DINTORNI musiche di Giacomo Puccini, Pietro Mascagni La qualità della scrittura orchestrale di Puccini e di alcuni fra i suoi contemporanei è finalmente riconosciuta dalla critica e dal pubblico contemporanei. Il concerto proporrà alcuni fra i più interessanti lavori scritti per orchetra da Puccini, Mascagni e altri compositori coevi, dal Capriccio sinfonico a Crisantemi, dal Preludio di Edgar all’Intermezzo di Cavalleria rusticana alla Tregenda de Le Villi (l’unica opera pucciniana rappresentata al Festival, nel 1994, con il debutto del giovane Josè Cura)
direttore: Massimiliano Caldi MERCADANTE E I SUOI ILLUSTRI RIVALI musiche da Saverio Mercadante a Gaspare Spuntini Un confronto fra Mercadante e i suoi contemporanei (gli “illustri rivali” per parafrasare il titolo di una delle opere di successo del compositore altamurano) con arie tratte da Caritea Regina di Spagna, Il Giuramento, I due illustri rivali, Il Bravo, I Normanni a Parigi e da brani di autori a lui contemporanei, quali, fra l’altro, Gaspare Spontini.
interpreti: Mara D’Antini, Francesca De
Giorgi, Daniela Diomede
MESSA DI GLORIA
per soli, coro a
quattro voci e orchestra Scritta a Lucca nel 1880 in occasione del saggio di diploma e diretta dello stesso autore per la festa del santo due anni dopo, il cui Agnus Dei troveremo in seguito, trasformato in madrigale, nel secondo atto di Manon Lescaut.
interpreti: Leonardo Gramegna, Gianfranco Cappelluti ALTRE MANIFESTAZIONI |
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