IL CANTO DI FARINELLI E DI METASTASIO A VIENNA

Relazione di Mario Valente esposta al convegno internazionale di studi "Il Farinelli e gli evirati cantori"

Biblioteca Universitaria di Bologna, 5 - 6 Aprile 2005, Centro Studi Farinelli

(Versione provvisoria e preliminare del saggio in preparazione per la pubblicazione degli Atti del convegno)

 

 

2. Gli artisti associati

Metastasio e Broschi, arrivati in quella stagione della vita in cui la maturità psicofisica si unisce alla padronanza dei propri mezzi espressivi, cui attingono senza illusioni ma impegnando tutte le risorse profuse e sperimentate nel corso delle rispettive lunghe e gloriose carriere, si apprestano a sviluppare una vera e propria alleanza artistico-spettacolare, conferendo ad essa i sorprendenti tratti di una vera e propria autonomia produttiva da artisti associati, per la cui realizzazione ricorrono alle amicizie di un’intera vita, sparse in tutta Europa (ma in particolare a Napoli), anche a sottili innocue astuzie, dai servizi e favori a membri delle rispettive casate reali, ai loro dignitari, al sostegno di cantanti e artisti reciprocamente graditi, in un gioco complesso che mano a mano tende ad unire i vertici del triangolo formato dalle corti di Vienna, Madrid e Napoli allo scopo di rilanciare, sostanzialmente, ma non solo, l’opera italiana facente capo alla “riforma” di Pietro Metastasio.

JACOPO AMIGONI, Metastasio, Teresa Castellini, Farinelli e Amigoni


Infatti, mentre Farinelli invia a Metastasio la musica da lui scritta sulla famosa canzonetta La Libertà – A Nice, informando il gemello di averla cantata espressamente per Ferdinando VI e la moglie Barbara di Braganza, con grande soddisfazione delle loro maestà, al tempo stesso usa la sua influenza per correggere la mala sorte che ha impedito a Metastasio di godere l’usufrutto della Percettoria di Cosenza, concessa da Carlo VI al suo poeta, ma mai da questo goduta per il ritorno della Spagna nel possesso di Napoli e dell’Italia meridionale. Il tutto è condito, nel proemio dell’agosto 1747, con scambi collaborativi a ogni livello artistico, sociale e politico che via via sino al 1759 si arricchiranno e intensificheranno, da squarci metastasiani di rara bellezza narrativa, cui purtroppo manca la conoscenza e l’apporto delle lettere del Broschi, capaci di scatenare tutta la più sapida verve ironica e autoironica del Poeta Cesareo. Vale la pena leggere un passo delle considerazioni di Metastasio sul climax erotico che regna nel mondo femminile viennese, offerto dal poeta cesareo anche come una sorta di consolatorio disincanto, diretto a lenire i tormenti psicologici di tutta una vita dell’amato Carlucciello:

Voi mi credete in gran pericolo per avervi io preferito ad una tranquillissima beltà teutonica. Oh quanto v’ingannate! Qui gli odii e gli amori non tolgono mai il sonno: qui l’anima s’impaccia pochissimo degli affari del corpo: la sera siete il favorito, la mattina l’incognito. Le premure, le agitazioni, le sollecitudini, le picciole guerre, le frequenti paci, le gratitudini, le vendette, il parlar degli occhi, l’eloquenza del silenzio, in somma tutto ciò che può dar di piacevole o di tormentoso il commercio delicato delle anime, è paese non conosciuto se non che come ridicolo ornamento de’ romanzi. E’ cosa incredibile a qual segno arrivi l’indolenza di queste placidissime ninfe. Io dispererei di trovarvi una sola capace di trascurare un gioco di piquet per la perdita o per la morte d’un carissimo amante; ve ne troverei ben quante mai ne volessi di quelle che non interromperanno l’insipido lavoro de’ lor nodetti fra gli eccessi dell’estro più misterioso. E voi temete per me? Tranquillizzatevi pure.

Il lavoro dei gemelli, quale gruppo avant lettres di artisti associati, prosegue tra 1748 e 1749, prima con la preparazione del libretto dell’Armida placata, scritto dal giovane poeta Giovanni Ambrogio Migliavacca, stretto collaboratore di Metastasio, libretto da questo stesso aggiustato ad hoc in vista delle celebrazioni a Madrid, nel 1751, del matrimonio tra la figlia dei reali di Spagna, Maria Antonia Fernanda, con l’erede al trono dei Savoia, poi con l’invio al Broschi di due cantate, La Danza, a due voci, e Il nido degli Amori, a una voce, novità assolute, né edite ancora a Vienna, nè ancora eseguite, a titolo di ringraziamento per l’interessamento del sopranista presso la corte di Napoli per la perdita subita da Metastasio delle rendite della Percettoria di Cosenza. Nel frattempo il nostro Poeta Cesareo, riguardo ai perduti benefici cosentini, non è stato con le mani in mano.
Ha ripreso i contatti a Napoli con Anna Francesca Pignatelli di Belmonte, l’indimentabile destinataria della sua Endimione, la festa teatrale composta nel lontano 1721 per le nozze della cognata di Marianna d’Althann con il duca Antonio Pignatelli. Insieme alla preghiera di corroborare con uno suo proprio l’interessamento del Broschi presso Carlo re di Napoli, alla nobildonna Metastasio offre un altro dei suoi proverbiali scorci di vita artistica viennese, nel quale – guarda caso – il soggetto, non per malevola prevenzione, è proprio uno tra i più importanti rivali sulla scena dell’amato Farinelli.

Il racconto riguarda un diverbio a Vienna tra il sopranista Gaetano Majorano, detto Caffariello, e il giovane protetto di Metastasio, il librettista Migliavacca, al quale è stata affidata la direzione teatrale a Vienna, ospite e testimone la soprano Vittoria Tramontini Tesi in veste di paciere. E’ ancora un altro pezzo magistrale di prosa caustica di Metastasio che, con tutta probabilità, Anna Francesca di Belmonte diffonderà nei circoli che contano a Napoli. E’ un vero e proprio colpo “basso” alla credibilità umana ed artistica del Majorano, che, di converso, tende ad esaltare le ben diverse caratteristiche professionali di Carlo Broschi, già famoso da Roma a Londra, da Napoli a Madrid a Parigi, per la sua indole per nulla affatto bizzosa, all’opposto del protagonismo narcisistico tipico delle védettes del teatro d’opera settecentesco, già molti anni prima esemplarmente preso a dileggio da Benedetto Marcello nel pamphlet Il teatro alla moda. Grazie a Metastasio, pertanto, anche presso la corte di Napoli ora Farinelli può essere riconosciuto come unico e assoluto responsabile delle attività artistico-impresariali di uno dei maggiori centri della vita culturale e di spettacolo del tempo, da Madrid, nell’eventualità che nel regno dei Borbone di Napoli si voglia accogliere gli allestimenti e la regia del Broschi riguardo all’opera italiana o a trasmetterne per contagio emulativo l’esecuzione.

E Ultimamente il Migliavacca […] fece intimare una pruova della nuova opera che si prepara.
Tutti i membri operanti concorsero, a riserva di Caffariello: o per effetto di natura contraddittoria, o per l’avversione innata ch’egli si sente per ogni specie d’ubbidienza. Su lo sciogliersi dell’armonico congresso comparve, nulla di meno, in portamento sdegnoso e disprezzante, ed ai saluti dell’ufficiosa assemblea rispose amaramente dimandando a che servono queste prove? ...Il direttore poeta disse in tuono autorevole che non si dovea dar conto a lui di ciò che si facea: che si contentasse che si soffrissero le sue mancanze: che poco conferiva all’utile o al danno dell’opera la sua presenza o la sua assenza: che facesse ciò che volea ma lasciasse almen fare agli altri ciò che doveano. Irritato più che mai dall’aria di superiorità del Migliavacca, lo in terruppe gentilmente che chi avea ordinata simil pruova era un solennissimo c… Or qui perde la tramontana la prudenza del direttore; e …cominciò ad onorarlo di tutti quei gloriosi titoli de’ quali è stato premiato il merito del Caffariello in diverse regioni d’Europa…ma l’eroe del suo panegirico troncò il filo delle proprie lodi dicendo arditamente al panegirista sieguimi, se hai coraggio, dove non vi sia chi t’aiuti: ed incamminossi in volto minaccioso verso la porta della camera. Rimase un momento perplesso lo sfidato poeta: quindi sorridendo soggiunse, veramente un rival tuo pari mi fa troppo vergogna: ma andiamo, che il castigare i matti è sempre opera cristiana: […] Caffariello …cambiò la prima risoluzione di cercare altro campo di battaglia, e trincerato dietro la metà dell’uscio fece balenar nudo il suo brando, e presentò le pugna al nemico: non ricusò l’altro il cimento

Ma fiero anch’egli il rilucente acciaro
liberò dalla placida guaina

Tremarono i circostanti: invocò ciascuno il suo santo avvocato: e si aspettava a momenti di veder fumar su i cembali e i violoni il sangue poetico e canoro, quando madama Tesi, in casa della quale si trattavano l’armi, sorgendo finalmente dal suo canapè, dove avea giaciuto fin’allora tranquillissima spettatrice, s’incamminò lentamente verso i campioni. Allora (o virtù sovrumana della bellezza!) allora quel furibondo Caffariello […] sorpreso da una improvvisa tenerezza, le corse supplichevole all’incontro, le gettò il ferro a’ piedi, le chiese perdono deì suoi trascorsi, le fe’ generoso sacrificio delle sue vendette, e suggellò le replicate proteste d’ubbidienza [.] con mille baci che impresse su quella mano arbitra de’ suoi furori.

Il lungo racconto della gustosa pochade poetico-canora, degna di quella beggar’s Opera che a Londra periodicamente scalzava – come sappiamo – il successo dell’opera italiana e dei suoi interpreti – presto peraltro nuovamente sostituita dal ritorno in salute del melodramma, come accadde allo stesso Farinelli – è comunque emblematica dimostrazione che la storia sociale dell’arte in quegli anni ha il suo centro nell’opera italiana, sia quando sulla scena sviluppa le fascinazioni di magnanimi vicende di eroi e eroine regali e mitologiche, e sia quando” dietro le quinte” – si fa per dire, vista la facilità con cui ogni comportamento buffo e grottesco viene segnalato e messo in piazza – si agitano i caratteri ben reali di uomini e donne privi della maschera loro imposta nella finzione teatrale, quand’anche pur sempre da questa inevitabilmente influenzata.
Ben altro impegno, serio e puntuale, come seria è quell’opera a cui dedica tutta la sua vita, Metastasio ha collaborando a tutte le intraprese artistiche poste in essere con l’impareggiabile gemello madrileno. Non è possibile proseguire illustrando e analizzando in modo esauriente la lunghissima teoria di iniziative messe in campo dai due funambolici personaggi, fino al 1759, gli scambi di favori, i doni direttamente inviati da Farinelli a Metastasio, da questi guadagnati grazie anche alla sapiente attività promozionale del Broschi a favore del Poeta Cesareo. La ricostruzione dell’intera trama dei rapporti tra i due personaggi è degna di essere interamente ricostruita, per l’intrinseco valore letterario, artistico e storico che è in grado di suscitare. Poiché essa non è specifico oggetto di questa relazione, mi limiterò ad affrontare il nucleo del rapporto costruito tra Vienna e Madrid.


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GENNARO BASILE e F. L. SCHMITNER, ritratto di Pietro Metastasio. Inviata da Vienna a Farinelli dallo stesso Metastasio, l'incisione di Schmitner su disegno del Basile sembra aver ispirato l'Amigoni nel dipinto a fianco.

 

JACOPO AMIGONI, Ritratto di Carlo Broschi detto Farinelli

 

 

Vienna, ritratto di Pietro Metastasio

 

 

PIER LEONE GHEZZI, Caricatura di Gaetano Majorano detto Caffarelli

 

Incisone di Gaetano Majorano, detto Caffarelli (XVIII sec.)

         

 

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ALESSANDRO SCARLATTI, Concerto Grosso n° 3 in Fa maj