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Carlo
Broschi nasce ad Andria il 24 Gennaio del 1705 da Salvatore, compositore
e maestro di cappella nel Duomo della cittadina pugliese, e da Caterina
Barrese, “coniugi della città di Napoli”, come è
scritto nel Libro dei Battesimi della Chiesa di S. Nicola, oggi presso
l’Archivio Vescovile. Il duca di Andria, Fabrizio Carafa, esponente
di una tra le più prestigiose famiglie della nobiltà napoletana,
volendo onorare Salvatore Broschi, concittadino napoletano, compositore
e maestro di cappella nel duomo di Andria, ne tiene a battesimo
il figlio Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi.
L’improvvisa morte di Salvatore Broschi a 36 anni, il 4 Novembre
del 1717, e la conseguente perdita della sicurezza economica della
famiglia, potrebbe essere stata la causa della decisione dell’evirazione
di Carlo, dodicenne e ormai prossimo a cambiare voce, le cui promettenti
doti avrebbero potuto sopperire alle necessità della famiglia con
l’ingresso dell’adolescente nel mondo dei castrati, la cui
carriera per tutto il XVIII secolo sarà garantita dal loro impiego
come cantori nelle funzioni liturgiche e dalla produzione musicale-oratoriale
della Chiesa, e soprattutto dall’egemonia italiana nel melodramma,
in tutto il mondo dell’epoca.
La famiglia Broschi, trasferitasi a Napoli fin dal 1711, iscrive Riccardo
il primogenito al Conservatorio di S. Maria di Loreto, dove questi si
formerà come compositore, mentre Carlo, protetto dalla famiglia
Farina, giuristi e amanti della scuola musicale della città, viene
introdotto da questi presso il più famoso maestro di canto a Napoli,
quel Niccolò Porpora, insegnante al Conservatorio di S. Onofrio,
già affermato operista in Europa, alla cui scuola si formeranno
i castrati Giuseppe Appiani, Felice Salimbeni, Gaetano Majorano, oltre
a Regina Mingotti e Vittoria Tesi, e appunto Carlo Broschi.
Questi prenderà
il nome d’arte di Farinelli, in omaggio ai suoi protettori, gli
avvocati e giureconsulti Farina che, dopo la sua evirazione, pagheranno
le lezioni di canto impartitegli dal Porpora. Stando ai documenti finora
ritrovati, la decisione della crudele operazione subita da Carlo Broschi
per entrare nella scuola di canto diretta dal Porpora dovrebbe essere
stata eseguita subito dopo la morte del padre Salvatore, alla fine del
1717, su decisione del fratello maggiore Riccardo, al quale la famiglia,
in particolare Caterina Barrese la madre, avrebbe affidato il compito
di sovrintendere sulle modalità dell’intervento chirurgico,
sia come capo-famiglia, sia come musicista.
Carlo Broschi è ammesso alla scuola di Niccolò Porpora,
conquistandosi in breve tra 1717 e 1720 – l’anno dell’esordio
come cantante nella serenata Angelica e Medoro
di Metastasio a Napoli – un ruolo di primo piano tra gli evirati
allievi del maestro napoletano, e, poco più che adolescente, a
15 anni, si avvia ad una delle più straordinarie carriere nella
storia dell’opera italiana che lo porterà prima a calcare
le scene di tutti i più importanti teatri italiani, poi, in rapida
successione, a rivelare il suo genio musicale a Vienna, Londra, Parigi,
ed infine a Madrid.
Poco o nulla si conosce a riguardo della contemporanea “nascita
alla vita delle scene”(così annota Benedetto Croce ne I
teatri di Napoli ) che lega per sempre in rapporto di solidarietà
e fraterna amicizia Carlo Broschi e Pietro Metastasio. Il futuro Poeta
Cesareo degli Asburgo a Vienna esordisce anch’egli sulla scena dell’opera
in musica con una serenata a cui il Porpora dà le sue note per
celebrare in casa del principe della Torella il genetliaco di Elisabetta
Cristina, moglie dell’imperatore Carlo VI.
È il 28 agosto del 1720, Metastasio è arrivato a Napoli
appena un anno prima a fare pratica legale presso lo studio dell’avvocato
Giovanni Antonio Castagnola, ma, non sprovvisto di conoscenze musicali,
apprese a Roma frequentando Francesco Gasparini, maestro di cappella di
S. Lorenzo in Lucina, compositore tra i più illustri protetto dal
cardinale Pietro Ottoboni, preferisce presto al diritto l’esercizio
della professione di poeta a cui la musica può conferire risalto
proprio in occasione delle manifestazioni celebrative che accompagnano
i momenti salienti della vita pubblica nel Viceregno austriaco. Niccolò
Porpora accetta volentieri di mettere in musica i versi dell’ariostesca
Angelica e Medoro, già metricamente
disposti dal ventiduenne poeta romano per l’intonazione musicale,
e iniziando una collaborazione con Metastasio che si svilupperà
nel corso degli anni Venti a Napoli, Roma e Venezia, propone nella parte
del pastorello Tirsi l’interpretazione di Carlo Broschi, l’ultimo,
il più giovane e il più promettente tra i sopranisti della
sua scuola di canto. Farinelli, peraltro, è bene accolto da Pietro
Metastasio, sia perché entrambi sono in rapporto con il mondo degli
influenti giuristi napoletani – la famiglia Farina…, Farinelli,
il Castagnola, Metastasio – sia perchè entrambi sono vicini
alla nobiltà napoletana filo-austriaca. Carlo Broschi gode infatti
dell’antica protezione del duca Fabrizio Carafa, mentre Metastasio,
introdotto dal Gravina presso Aurelia Gambacorta d’Este, la cui
famiglia ha promosso la congiura antispagnola di Macchia nel 1701, ha
appena composto per i principi Pignatelli un Epitalamio
per le nozze di Antonio con Anna Pinelli di Sangro e, sempre per la giovane
coppia si accinge a scrivere la festa teatrale Endimione,
dedicandola alla influente Marianna Pignatelli d’Althann, sorella
dello sposo, dama di corte dell’imperatrice Elisabetta Cristina,
cognata di Michele Federico d’Althann, in pectore prossimo
Vicere di Napoli.
Dopo l’esordio nella parte secondaria di Tirsi nell’Angelica
di Metastasio, Farinelli prosegue i suoi studi con il Porpora e, due anni
dopo, nel 1722, a Roma al Teatro d’Alibert è protagonista
en travesti nella Sofonisba di Luc’Antonio
Predieri, negli anni Trenta Kapellmeister a Vienna e, in tale
ruolo, compositore di alcuni drammi e feste teatrali di Metastasio, e
del Flavio Anicio Olibrio dello stesso Porpora.
Le doti eccezionali della vocalità musicale impareggiabile di Carlo
Broschi Farinelli emergono proprio nella stagione romana, il vero e proprio
esordio da professionista del canto. Particolarmente significativa è
la testimonianza del flautista, compositore e teorico della musica Johann
Joachim Quantz, già allievo di Francesco Gasparini, che –
altro singolare elemento di raccordo con Farinelli – introduce Metastasio,
come sappiamo, alla conoscenza del linguaggio della musica:
Farinelli possiede una voce
di soprano penetrante, piena, brillante e ben modulata, che si estende
dal la2 fino al do5. Pochi anni dopo ha raggiunto alcuni toni più
gravi, senza tuttavia perdere una sola nota degli acuti, così
che in molte opere capitava che un’aria (normalmente, un adagio)
a lui destinata venisse scritta nella tessitura di contralto, mentre
le altre prendevano il registro di soprano. L’intonazione era
chiara, il trillo bello, straordinario il controllo del fiato, agilissima
la sua gola, così che poteva coprire anche gli intervalli più
ampi con la massima facilità e sicurezza. Le note di passaggio
e tutti i melismi non presentavano per lui alcuna difficoltà.
Era molto creativo nell’inventare gli ornamenti di un adagio.
Ma il fuoco della gioventù, il grande talento, il generale entusiasmo,
la sua gola predisposta lo portavano talvolta a degli eccessi di stravaganza.
Il suo aspetto era adatto al teatro, ma l’azione in scena non
era il suo forte.
Le straordinarie capacità
di emissione della voce, unitamente alla perfetta padronanza della nota
musicale, la versatilità del sopranista capace nella stessa partitura
di coprire arie da soprano e quelle da contralto, le eccezionali doti
di virtuoso del belcantismo, l’estensione della voce dal LA2 al
DO5, riscontrata dal Quantz e ribadita da Giovenale Sacchi – suo
primo biografo – fanno di Carlo Broschi immediatamente il cantante
più acclamato ed amato a Roma e a Napoli, in quel teatro S. Bartolomeo
dove egli come “primo uomo”, nel 1724, dopo il grande successo
di Didone abbandonata di Metastasio, intonata
da Domenico Sarro, interpreta Nino nella Semiramide, regina
dell’Assiria, del suo maestro Niccolò Porpora.
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