In memoria di Christopher Hogwood

(Nottingham, 10 settembre 1941- Cambridge, 24 settembre 2014)

© Marco BorggreveTra poco più di due mesi, precisamente il 24 settembre dell’anno in corso 2015, cadrà il primo anniversario della scomparsa di Christopher Hogwood, insigne musicista del barocco e non solo di quest’epoca, direttore d’orchestra, clavicembalista, storico della musica, che molti, tra cui chi scrive queste note, considerano tra i più importanti e significativi personaggi dell’arte tonale, dalla seconda parte del XX secolo fino al 2014, anno della prematura fine della sua esistenza.


Per preparare e al tempo stesso sollecitare a chi lavorò con lui, divise obiettivi artistici e culturali, un omaggio non rituale a Christopher Hogwood, ed eredita oggi il frutto dei suoi insegnamenti e di una vita totalmente dedicata alla grande tradizione classica della musica occidentale, pare opportuno e doveroso richiamare brevemente alla memoria le tappe salienti di una carriera densa di successi e riconoscimenti.

Dopo essersi laureato al Pembroke College all’Università di Cambridge in letteratura classica e musica nella prima metà degli anni Sessanta del secolo passato, Ch. Hogwood intraprese gli studi di direzione d’orchestra e clavicembalo sotto la guida di Raymond Leppard e Thurston Dart e, in seguito, si perfezionò con Rafael Purvana e in particolare con Gustav Leonhardt che come famoso ed affermato interprete del clavicembalo, lo strumento a tastiera tipico ed esemplare produttore della caratteristica sonorità della civiltà musicale dal barocco sino alla Wiener Klassik, gli trasmise una passione che ha fatto del musicista inglese uno dei maggiori clavicembalisti del nostro tempo. Christopher Hogwood è così riuscito a conferire nuova e meritata dignità ad uno strumento musicale negletto e quasi trascurato nelle sale di concerto dopo la comparsa del fortepiano e soprattutto del pianoforte nel Romanticismo del XIX secolo, tanto da imporne l’impiego con enorme successo alle più prestigiose compagini orchestrali, dai “Berliner” ai “Wiener”, dalla Scala al Barbican Center, da La Fenice fino alle orchestre dell’Australia.

Christopher Hogwood durante le prove al Barbican Centre, London, 2007. Photograph: Anne Katrin Purkiss/REX Anne Katrin Purkiss/REX/Anne Katrin Purkiss/REX

Il determinante obiettivo raggiunto dalla maestria di Ch. Hogwood è consistito nel consolidare e nel diffondere l’esecuzione delle musiche dei compositori del XVIII e di parte del XIX secolo con gli strumenti originali, come il clavicembalo, per troppo tempo sostituito impropriamente dal pianoforte, ovvero da "clavicembali" di maniera costruiti non rispettando appunto i modelli originali e quindi la loro specifica sonorità.

L’amore e la passione per gli strumenti dell’epoca barocca, quindi, spinsero Hogwood a fondare fin dal 1967, al ritorno di un anno di studi a Praga, con David Munrow l’Early Music Consort of London e, dopo la morte del collega nel 1976, l’Academy of Ancient Music, istituzione che ancora oggi rappresenta, sotto la guida del suo erede, l’allievo Richard Egarr, un punto di riferimento fondamentale per l’interpretazione della civiltà musicale del Sei-Settecento europeo.

L’interpretazione fornita da Hogwood alla grande musica dei più amati compositori tedeschi in terra inglese, Händel e Haydn, eseguiti abitualmente con gli strumenti originali d’epoca, ha paradossalmente sottratto al comune sentire di molti melomani e alla più corriva divulgazione giornalistica la stessa nozione e definizione scolastica di musica antica per la musica del barocco tra Sei e Settecento.

Il rigore ed il fascino delle sue direzioni orchestrali, spesso con la sua partecipazione e magistrale esecuzione al cembalo, conquistarono negli anni Ottanta il pubblico degli Stati Uniti dove Hogwood venne chiamato come direttore artistico dell’Orchestra Filarmonica di Boston e presso la Handel Haydn Society che si avvalse della sua direzione dal 1986 al 2001.

Sempre negli stati Uniti,  alla Saint Paul Chamber Orchestra nel Minnesota, Hogwood ricoprì il ruolo di direttore principale ospite dal 1987 al 1992.

Ma il “Karajan del Barocco” – come qualche giornalista ha voluto definirlo per amore dello “scoop”, ovvero per attribuire al ruolo da lui ricoperto nel panorama musicale della nostra epoca una definizione da non dimenticare – non esportò soltanto Handel e Haydn nel nuovo mondo tanto da rendere i due musicisti del XVIII secolo vere e proprie icone della musica classica d’oltre Oceano.

Con le sue prestigiose registrazioni discografiche per la sua prestigiosa etichetta “L’Oiseau-Lyre” presso Decca, Hogwood diede nuova forza espressiva, adottando costantemente e fedelmente le sonorità e il diapason degli antichi strumenti d’epoca, alle composizioni note e, negli anni Ottanta del secolo passato forse meno eseguite, di Antonio Vivaldi, dai Concerti per flauto da L’estro armonico a La stravaganza, da La cetra agli Oboe concertos, fino alle sacre composizioni come lo Stabat mater, il Nisi dominus e Il Gloria.

La copiosa riproduzione discografica di Christopher Hogwood consente oggi, peraltro, di rintracciare a nostro avviso sinteticamente per lo meno quattro settori e/o linee guida della sua ricerca musicale.

H. PurcellIl primo settore – da intendersi non in mero senso cronologico – riguarda la rilettura e reinterpretazione della grande musica inglese tra Sei e Settecento, a partire dall’amato Henry Purcell del quale oltre a registrare memorabili esecuzioni di Songs and Air, di Sonatas of 3 Parts, diresse le opere teatrali Dido and Aeneas (Teatro alla Scala, 2006) e The Indian Queen (Academy of Ancient Music, Londra 1995), contribuendo peraltro a sottolineare l’influenza di Purcell sullo Haendel inglese, in particolare riguardo al debito contratto dal sassone nel suo Aci and Galatea. L’interesse per la musica inglese dell’epoca barocca è stata arricchita dalle direzioni delle opere di Thomas Arne, di John Dowland e William Byrd.

G. F. HaendelMa il compositore barocco in terra inglese che ha maggiormente e con inestinguibile passione coinvolto l’attività interpretativa ed esecutiva di Hogwood in tutto il corso della sua vita è stato G. F. Haendel, al quale ha dedicato una tra le più importanti monografie dell’ultimo trentennio, pubblicata nel 1984, tradotta in molte lingue tra cui in italiano per Studio Tesi nel 1991.

Hogwood ha così offerto la stretta relazione che per un musicista di rango internazionale intercorre tra la più rigorosa osservanza delle tecniche interpretative/ esecutive della musica di un compositore del XVIII secolo con gli studi e la conoscenza delle condizioni culturali, storiche e sociali in virtù delle quali essa venne espressa e prodotta.

Frutto esemplare di questa tensione tra indagine storiografica ed interpretazione musicale a proposito di G.F. Haendel è stata nel 1983 a Venezia per La Fenice al Teatro Malibran (già il glorioso Teatro S. Giovanni Grisostomo dei Grimani) l’esecuzione  di Agrippina, diretta da Hogwood nello stesso teatro dove nel carnevale del 1710 il sassone si conquistò con ogni probabilità il favore dell’Elettore di Hannover, presente alla rappresentazione, prima di lasciare definitivamente l’Italia, prima per la Germania ad Hannover, e poco dopo per il definitivo trasferimento in Inghilterra, divenuti nel frattempo gli stessi Hannover dinastia regnante nell’isola d’oltre Manica.

Sono state memorabili le riprese di questa opera di Haendel in USA sotto la direzione di Hogwood, mentre egli in UK conferiva grande risonanza popolare al Messiah e ai Watermusic (Londra, 1717) e a Musick for Royal Fireworks (Londra, 1749), le festive musiche haendeliane per la celebrazione sul Tamigi di Giorgio I e Giorgio II di Hannover.

J. S. Bach

Il secondo settore della ricerca interpretativa di Christopher Hogwood ha visto l’incontro con la musica del barocco tedesco ed in particolare con Johann Sebastian Bach, da I Concerti Brandeburghesi alle Suites per orchestra n. 1-4; Concerti per clavicembalo, dalle Wedding Cantatas alle Registrazioni della famiglia Bach. Con ogni probabilità si deve proprio alla felice riscoperta storiografica-interpretativa della straordinaria ed unica partecipazione alla creazione musicale di pressoché tutti i figli di Johann Sebastian, la scelta da parte di Hogwood di intraprendere sotto la sua direzione l’edizione critica delle Complete Works di Carl Philipp Emanuel Bach, la cui pubblicazione, postuma, ha visto la luce nel gennaio del 2015 ad opera del Packard Humanities Institute of Los Altos in California.

C. Ph. Emanuel Bach

La fondamentale esperienza con la musica di Johann Sebastian Bach e della sua famiglia ha condotto Christopher Hogwood a misurarsi non solo con Georg Philipp Telemann, grande amico dello stesso Bach e di Haendel, ma a risalire lungo la strada delle contaminazioni ed imprestiti tra i compositori del XVIII secolo, come tipiche modalità della civiltà musicale del Barocco, fino alla Wiener Klassik, da Joseph Haydn a W.A. Mozart a Ludwig van Beethoven, L. van Beethovenconcludendo, per così dire il suo viaggio dal Barocco al neo-classicismo Sette-Ottocentesco con le musiche di Felix Mendelssohn Bartoldy. In questo terzo settore di interessi di Hogwood, nel maggio del 2012 all’Auditorium Rai Toscanini con l’Orchestra Nazionale della Rai, Hogwood dirigeva la Cantata in si bemolle maggiore op. 52, “Lobgesang”, il “Canto di lode” di Mendelssohn che era stata commissionata al musicista per festeggiare a Lipsia nel 1840 nella Chiesa di San Tommaso il quarto centenario dell’invenzione della stampa. Il “Canto di lode” venne intonato da Mendelssohn scegliendo alcune pagine della Bibbia e il compositore di Amburgo fece scrivere sulla sua partitura una frase-auspicio di Martin Lutero: «Vorrei che tutte le arti, la musica soprattutto, fossero al servizio di Colui che le ha create».

W. A. Mozart

J. BrahmsSe quindi l’estetica musicale di Christopher Hogwood ha spinto la sua ricerca oltre i confini della civiltà musicale Sei-Settecentesca, consentendogli di interpretare e dirigere in tutto il mondo i concerti e le sinfonie di Haydn, di Mozart, di Beethoven, fino a riscontrare nello stile e nella temperie del romanticismo brahmsiano le tracce evidenti della lezione della civiltà musicale del Barocco e del classicismo viennese, non ci stupisce affatto – e questo è stato il quarto  settore della sua ricerca musicale –, se le ultime ricerche interpretative e P. Hindemithdirettoriali del fondatore dell’Accademy of Ancient Music abbiano sperimentato le innovazioni stilistico-compositive – certamente evidenti ed esplicite – della musica del Novecento degli Stravinskj, dei Martinu e dei Paul Hindemith, pur sempre anche queste, in forza e/o in virtù di una contrapposizione e forse rottura con le strutture armonico-ritmiche-melodiche della civiltà musicale del Sei-Settecento, quanto pur sempre espressione di una nostalgica Sehnsucht, ossia di una ricerca-tensione verso un’impossibile ricomposizione dell’ordine e dell’equilibrio sognati.

I. Stravinsky  Bohuslav Martinů

Christopher Hogwood

Roma, 27 Luglio 2015                                       Mario Valente

In memoria di Christopher Hogwood è stato pubblicato anche su saladelcembalo.org con l'omaggio delle musiche di Charles Burney, eseguite dal maestro F. De Luca. Pubblichiamo gli stessi brani qui di seguito.

Charles Burney nel suo Viaggio musicale in Germania e nei Paesi Bassi racconta che arrivato a Vienna nella tarda primavera del 1772 si fece accompagnare e introdurre da Lord Stormont, ambasciatore di Giorgio III, re d’Inghilterra, per ottenere un colloquio con Pietro Metastasio, Poeta Cesareo, nella casa di questi a Kohlmarkt.

Charles Burney, dopo questa prima visita, tornò nella casa viennese di Metastasio altre 6 volte.

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Cliccare qui per ascoltare l'intera sequenza di brani qui sotto elencati

CHARLES BURNEY
(Shrewsbury, 1726 - Chelsea, London, 1814)

PRELUDES, FUGUES AND
INTERLUDES (London, c1787)

A MINOR

Introduction
Fuga
Interlude - Fughetta

A MINOR

Introduction
Fuga

A MAJOR

Introduction
Fuga
Interlude - Fughetta

A MAJOR

Introduction
Fuga

B-FLAT MAJOR

Introduction
Fuga

B-FLAT MAJOR

Fuga
(Interlude)
Fuga

C MAJOR

Introduction
Fuga

C MAJOR

Introduction
Fughetta
(Interlude - Fughetta)

C MINOR

(Prelude)
Fuga

D MAJOR

Introduction
Fuga

VI CORNET PIECES (London, 1751)

with an Introduction for the Diapasons and a Fugue. Proper for young Organists and Practitioners on the Harpsichord

burneycornet

Introduz[z]ione in e-minor. Largo
Cornet I in e-minor. Allegro
Cornet II in A-major. Spiritoso
Cornet III in D-major. Allegro
Cornet IV in b-minor. Presto
Cornet V in Eflat-major. Allegro Affettuoso
Cornet VI in Bflat-major. Allegro
Fugue in f-minor

SIX SONATAS
FOR THE HARPSICHORD
(London, 1761)

burneysonatas

SONATA I in A Major

Prelude. Presto
Allegro Moderato
[Ad libitum] (*)
Presto

SONATA II in F Major

Prelude
Allegro Moderato
[Ad libitum] (*)
Allegretto

SONATA III in D Major

Prelude
Affettuoso
Capriccio. Presto
Minuetto

SONATA IV B flat Major

Prelude
Allegro
Affettuoso
Allegretto

SONATA V in G Major

Prelude
Allegro
Andantin[o]
Minuet

SONATA VI in D Major

Allegro assai
Andante
Presto

(*) by F. De Luca

FERNANDO DE LUCA
harpsichord

Recorded in Cagliari, 2015 June 24-29

Cembalo fiammingo fatto da F. Granziera (1993)
sul modello di Ruckers-Taskin (Taskin 1780)
Temperamento Rousseau; A=415Hz

 

 

 

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