Alberto Basso

I Mozart in Italia

Cronistoria dei viaggi, documenti, lettere, dizionario dei luoghi e delle persone

Roma, Accademia Nazionale Santa Cecilia, 2006, formato 25x29, pp. 706, € 77,00

 

 

 

 

 

 


 

 



 

Il volume che l’accademico di Santa Cecilia Alberto Basso ha curato con una ricchissima documentazione, oserei dire definitiva, sui viaggi in Italia di W.A. Mozart in compagnia del padre Leopold, conclude in maniera magistrale la serie di manifestazioni lirico-sinfoniche organizzate dalla gloriosa istituzione musicale romana nel suo K Festival in occasione del Mozartjahr 2006.
Grazie ad Alberto Basso, nella collana “L’arte armonica”, diretta dallo stesso studioso, con l’apporto di Annalisa Bini, responsabile editoriale, e di Roberto Grisley, coordinatore editoriale, l’Accademia Nazio- nale di Santa Cecilia propone un vero e proprio affresco d’epoca che avendo al suo centro i tre viaggi in Italia dei Mozart è in grado di offrire la più completa ricostruzione sia delle motivazioni artistiche e personali della loro discesa nella penisola, sia delle pulsioni della società, dei gruppi intellettuali, del ceto politico nell’Italia negli anni Settanta del XVIII secolo,
documentando l’accoglienza che ognuno di questi seppe riservare ai nostri viaggiatori.

Questi importanti obiettivi sono realizzati da Alberto Basso ricomponendo studi, documenti, testimonianze, vite ed opere di personaggi, via via prodotti dalla storiografia dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai nostri giorni, e indirizzando la massa dei materiali documentari e iconografici raccolti, e qui offerti, ad illuminare le storiche intenzionalità e i risultati artistico-culturali delle tre visite dei Mozart in Italia.

Alberto Basso offre così un vero e proprio compendio enciclopedico. Grazie ad un opportuno indice analitico, possiamo consultare rapidamente e utilmente le numerose voci riguardanti opere e personaggi dell’Italia del XVIII secolo che influenzarono direttamente o indirettamente il viaggio dei Mozart nella penisola. L’obiettivo e direi l’ambizione di questo esemplare lavoro di collazione di studi, immagini, medaglioni di personaggi ed eventi musicali e culturali, è quello di suscitare nel lettore il desiderio di entrare e spalancare le porte, forse per molti ancora socchiuse, del magico mondo delle arti e della musica in particolare nell’Europa della seconda metà del Settecento, peraltro fortemente in debito con i maestri italiani, oggetto di scoperte e viaggi non soltanto dei Mozart ma già da molti decenni di nobili, intellettuali e studiosi da ogni parte di Europa. A titolo di esempio valga esaminare, nella vasta schiera dei protagonisti dell’opera in musica evocata grazie ai viaggi mozartiani, la configurazione, ovvero silhouette qui assegnata a Pietro Metastasio, ragione non ultima questa, bon gré-mal gré, della discesa dei Mozart in Italia:

Librettista quanto mai adatto a scrivere per musica (lui stesso componeva spesso i suoi versi accompagnandosi al clavicembalo) , seppe restituire grande dignità ai testi poetici, proprio perché fermamente convinto della somma dignità della musica che li avrebbe rivestiti.

Alberto Basso cita, di seguito, un celeberrimo passo di una famosa lettera di Metastasio allo Chastellux-Landau, Vienna, 29 gennaio 1766, in cui il poeta esalta la musica: «ingegnosa, mirabile, incantatrice, capace di produrre da sé sola portenti», tralasciando il musicologo di fare considerare, per brevità e cioè nel contesto della scheda enciclopedica, altri passi della medesima lettera nei quali il dominio della parola poetica ovvero dell’intera composizione poetico-drammatica ha per il Poeta Cesareo necessaria e prevalente funzione nello stabilire senso e significati comunicativi rispetto tutti gli altri linguaggi artistici coinvolti, musica inclusa. Scrive dunque Metastasio allo Chastellux:

L’esecuzione d’un dramma è difficilissima impresa, nella quale concorrono tutte le belle arti, e queste, per assicurarne, quanto è possibile, il successo, convien che eleggano un dittatore. Aspira per avventura la musica a cotesta suprema magistratura? Abbiala in buon’ora, ma si incarichi ella in tal caso della scelta del soggetto, dell’economia della favola; determini i personaggi da introdursi, i caratteri e le situazioni loro; immagini le decorazioni; inventi poi le sue cantilene, e commetta finalmente alla poesia di scrivere i suoi versi a seconda di quelle. E se ricusa di farlo perché di tante facoltà necessarie all’esecuzione d’un dramma non possiede che la sola scienza dei suoni, lasci la dittatura a chi le ha tutte […] ed ubbidisca.

A rendere ancora più esplicito il suo pensiero sul ruolo della poesia nel teatro musicale del tempo, nella stessa lettera Metastasio conclude quasi perentoriamente:

Se in cotesto teatro lirico si rappresenta un’azione, se vi si annoda, se vi si scioglie una favola, se vi sono personaggi e caratteri, la musica è in casa altrui, e non vi può far da padrona.

Alla luce quindi e soprattutto di questi giudizi – all’epoca largamente condivisi dai gruppi nobiliari e intellettuali – andrebbero visti i doni che il viceré di Milano, conte Giuseppe Carlo Firmian, nel febbraio 1770, volle fare ai Mozart con i primi 9 volumi, lussuosamente rilegati delle opere di Pietro Metastasio, pubblicati dalla Stamperia Reale di Torino nel 1757, e non già, come osserva Alberto Basso, perché «Mozart stesso lo ritenne un ideale modello di poeta». Come negare, infatti, la stessa evidenza offerta nelle lettere di Leopold e Wolfgang Mozart nelle quali a più riprese entrambi lamentano l’onnipresenza e quasi la pervasiva occupazione da parte di artisti italiani, poeti, musicisti e cantanti, di ogni ruolo in ogni teatro d’Europa? Semmai, rispetto a Metastasio, la cui influenza sulle prospettive di incarichi di W.A. Mozart alla corte viennese e in altri regni d’Europa non incise mai a contrastarne le ambizioni, sia per motivi generazionali sia in particolare a causa dell’indole morale dello stesso Poeta Cesareo, nonché per le mutate condizioni storico-politiche a Vienna con il declinare dell’esercizio del potere da parte di Maria Teresa, negli anni seguenti la morte del marito Francesco Stefano di Lorena, mancano ancora le documentazioni circa i testi di Metastasio messi in musica dal giovane Mozart, almeno quelle che possano completare – come nel caso dell’oratorio Betulia liberata – le scelte compositive del genio salisburghese, raffrontandole con quelle terminali, ad esempio, operate nell’intonare La clemenza di Tito nel settembre 1791 in occasione dell’incoronazione a Praga di Leopoldo II. Anche se a I Mozart in Italia non si può chiedere di rispondere a ciò che esula dal periodo storico prescelto, pur tuttavia sarebbe stato auspicabile rintracciare in questa pregevole strenna storiografica mozartiana l’apertura e la segnalazione di documenti mirati alla ricostruzione effettiva del climax storico-politico con il quale Leopold e Wolfgang Amadeus Mozart ebbero a misurare le capacità di accoglienza, ascesa ed anche rottura e rifiuto delle doti e capacità eccezionali, fuori del comune di quest’ultimo. In definitiva, la stessa più autentica e profonda motivazione dei 3 viaggi in Italia di padre e figlio Mozart intendeva scoprire le ragioni dell’egemonia del teatro musicale in Europa da parte della tradizione italiana. A questa domanda scientifico-storiografica il lavoro di Alberto Basso contribuisce in maniera eccellente, stimolando la prosecuzione di studi e analisi future attraverso la documentazione su ogni settore della ricezione in Italia della musica del genio salisburghese. A partire quindi dalla enorme messe di dati e informazioni raccolta, altri studiosi potranno costruire i collegamenti storico-critici per rispondere esaustivamente alle questioni della Mozart-Debatte.

 
 

Mario Valente – Aprile 2007

 

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