MARIO VALENTE

La sapienza del vivere di Pietro Metastasio

  1. Il vino di Genzano

Lettera a Leopoldo Trapassi – Roma

Vienna 31 Luglio 1755.

Pompeo Batoni, Ritratto di Pietro Metastasio«[...] Io vorrei che mi provedeste d'un paio di casse, ciò è di un paio di barili, di perfetto e delizioso Genzano.
Per Genzano non intendo quello che nelle osterie di Roma usurpa tal nome, ma quello più esquisito che nasce sulle dilette a Bacco collinette del felice paese che Genzano si chiama.
Lo dimando delizioso, ciò è d'un sapor dolce amabile, ma non melato; che sia piccante, che zampilli, che vi si senta la violetta e non gli manchi la qualità di spiritoso.
Il vino aspro o quello che costì si chiama asciutto è per mio avviso della categoria delle bevande infernali destinate alle Eumenidi, secondo la decisione del Redi.
Voi sapete costì meglio di me le miniere dove rinvenir vino delle perfezione ch'io bramerei: e se lo ignorate non vi sarà difficile di provedervi di esperto e fedel piloto.

Il prezzo non vi trattenga; sarà sempre esorbitante se la merce è cattiva. E se sarà buona mi parrà sempre leggiero.  Trovato il vino, convien farlo mettere in fiaschi, e questi sigillar passando il filo o cordoncino che annoda strettamente il collo, sotto la cera di Spagna; bisogna persona pratichissima per collocar destramente i fiaschi nelle due casse, affinchè non possano scomporsi nel lungo tragitto, e replicar sulle casse già chiuse il sigillo interiore, per render quanto si possa difficile l'uso del santo Battesimo.

La direzione deve esser fatta a caratteri indelebili sulla tavola così:

                          A Monsieur Mons.r l’Abbé Metastasio

                                                    par Ancone et Trieste à Vienne.

Bisogna che il signor Argenvillières o altri vi proveda d’un onorato corrispondente in Ancona al quale invierete le casse con la condotta per terra, commettendo a lui d’incamminarle per mare a Trieste con la più pronta e sicura occasione e raccomandarle colà alli signori Rocci e Balletti, che avran cura di farmele condurre in Vienna. Sino a Trieste debbono venire franche di porto; e di tutto il denaro che vi bisogna, fate che vi fornisca a conto mio il nostro signor d’Argenvillières che divotamente riverisco ed abbraccio. Adagio. Or mi sovviene che le casse dovranno essere imballate, ciò è ravvolte in paglia e canavaccio. Onde la direzione dovrà esser dipinta non sulle tavole delle casse ma sopra l’imballatura. Item avvertite di non spedire il vino da Roma in tempo troppo caldo, perché io ho bisogno di vino non d’aceto: credo che nel settembre si possano sperare giornate temperate. Ma di questo non decido: regolatevi come prudente padre di famiglia. Item benché le bottiglie di vino francese o di qualunque lontana regione vengano senza olio, credo che bisognerà metterne nei nostri fiaschi perché essendo di vetro più sottile e più fragile non soffrono lo sforzo col quale si turano le bottiglie; onde l’aria vi trova passaggio.

ItemDomine finiscila. Addio.

(segue…)

Roma, 31 luglio 2014                                  Mario Valente

Richard Wilson, Lago di Nemi e Genzano dalla terrazza del Monastero Cappuccini
circa 1750, New York, Metropolitan Museum

 

 

 

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