Questa lettera di Pietro
Metastasio, inviata il 20 ottobre 1749 a Johann Adolph
Hasse da Joslowitz in Moravia ha origine nella
composizione del dramma a cui il Poeta Cesareo attese
tra la fine del 1739 e buona parte del 1740 allo scopo
di rappresentare ed esaltare l’azione etico-politica
dell’imperatore Carlo VI.
L’imperatore Carlo VI
moriva inaspettatamente a Vienna il 20 ottobre 1740, e
l’Attilio Regolo, il dramma composto da
Metastasio per celebrare il 4 novembre il giorno del
nome di Carlo VI, non potè quindi essere messo in
scena in quel tragico anno.
Mai più rappresentato a
Vienna, l’Attilio Regolo su richiesta di
Federico Augusto II, Elettore di Sassonia e Re di
Polonia, fu messo in scena la prima volta nel teatro di
corte a Dresda quasi dieci anni più tardi, nel carnevale
del 1750, intonato da Johann Adolph Hasse, compositore
di corte di Federico Augusto II, tra i musicisti più
amati e considerati da Metastasio.
Con le scene del grande
architetto Giuseppe Galli Bibiena, il dramma fu
interpretato da prestigiosi cantanti come Domenico
Annibali nella parte di Regolo, da Angelo
Amorevoli nella parte di Manlio, da Faustina
Hasse Bordoni nella parte di Attilia, da Regina
Mingotti nella parte di Publio, da Rosa Negri
Pavona nella parte di Barce, da Giuseppe Schuster
nella parte di Licinio, e da Ventura Rocchetti
nella parte di Amilcare.
Johann Adolph Hasse,
ricevuto l’incarico di intonare il dramma dell’amato
Metastasio, presumibilmente all’inizio dell’estate del
1749, si affretta a chiedere per lettera al Poeta
Cesareo quali debbano e possano essere gli accorgimenti
che egli può seguire per realizzare la migliore e più
opportuna interazione tra parola poetica, scena
drammatica e intonazione musicale.
In considerazione del
ruolo a cui è assurta un’opera già così carica di
significati simbolici ed etico-politici per essersi
conclusa da poco nel 1748 la Guerra di Successione
austriaca con la vittoria degli Asburgo che conservano
il titolo imperiale del Sacro Romano Impero Germanico
(Maria Teresa insieme al marito Francesco Stefano di
Lorena), così come auspicato dal lungo e sofferto lavoro
diplomatico di Carlo VI, in onore del quale l’Attilio
Regolo era stato composto nel 1740 alla vigilia
del conflitto, il musicista sassone che dal 1730 al 1748
ha già intonato ben dodici drammi di Metastasio (al
termine della sua vita nel 1783, Hasse avrà messo in
musica 25 melodrammi del Poeta Cesareo su 27, tranne
La clemenza di Tito e Temistocle),
considerato tra i compositori più apprezzati e famosi
del tempo, tuttavia non intende intraprendere il suo
lavoro prima di sapere direttamente da Metastasio come
la sua musica possa meglio contribuire al successo del
Regolo, ben consapevole del valore attribuito a
questo dramma dal poeta amico, dalla corte dell’Elettore
di Sassonia, e dalla stessa famiglia imperiale degli
Asburgo.
La lettera di Hasse non ci
è pervenuta, ma le considerazioni di Pietro Metastasio
mostrano a sufficienza la natura dei quesiti e delle
richieste del sassone, a cui il Poeta Cesareo con
elegante understatement, nel pieno rispetto
dell’autonomia e della sensibilità artistica del
compositore amico, rivelando al tempo stesso i suoi
desideri più autentici e sinceri, dà completa risposta,
formale ed espressiva.
La lettera di Metastasio
fornisce una testimonianza eccezionale del ruolo che
egli non solo assegna alla musica quale indispensabile e
suggestiva proiezione nonché completamento evocativo
della poesia drammatica, ma, solidalmente a queste, allo
sviluppo in scena del plot drammaturgico, così da
creare un insieme di senso e significati pre e
inter testuali che oggi possiamo ritenere nella
forma di raccomandazione all’amico compositore come una
vera e propria lezione di regia teatrale totale postuma,
occasione forse più unica che rara di testimonianza e
riflessione da parte del massimo autore del melodramma
settecentesco a proposito di quell’organismo vivente
che è stata l’opera per musica nel secolo dei lumi.